lunedì 2 maggio 2011

Banali carnefici


Qualche giorno fa, Beppe Grillo intervistato da Annozero ha citato un libro scritto da Daniel J. Goldhagen, "I volenterosi carnefici di Hitler", che spiega la interessante e illuminante tesi dell'autore relativa al nazismo. Il movimento di Hitler trovò un terreno fertile nella crisi economica e nella "banalità del male", di cui Hannah Arendt con il suo reportage sul processo Eichmann tenuto a Gerusalemme nei primi anni 60 evidenziò la pericolosa capacità di contagiare una società evoluta. Forse oggi restiamo ancora stupiti nel non comprendere come un paese moderno e culturalmente avanzato, come la Germania o anche l'Italia di Mussolini, abbiano potuto sostenere per molti anni dei movimenti dittatoriali nell'assoluta indifferenza del cittadino medio. E forse con meno stupore e più preoccupazione la recrudescenza di tendenze xenofobe e nazionalismo fanno temere gli animi liberali.

Stamattina, un amico mi ha segnalato queste bellissime parole di Martin Niemhöller che riprendono lo stesso concetto:
Prima vennero per i comunisti
e io non alzai la voce
perché non ero un comunista.
Poi vennero per i socialdemocratici
e io non alzai la voce
perché non ero un socialdemocratico.
Poi vennero per i sindacalisti
e io non alzai la voce
perché non ero un sindacalista.
Poi vennero per gli ebrei
e io non alzai la voce
perché non ero un ebreo.
Poi vennero per me
e allora non era rimasto nessuno
ad alzare la voce per me
.
Queste parole di Niemhöller, scritte in relazione all'atteggiamento lassista dei tedeschi durante il nazismo, ci fanno riflettere su come sia facile cadere nel laccio del "menefreghismo", oggi così suadente e diffuso. Non è per niente difficile ragionare anche oggi con le parole di Niemhöller. Purtroppo, non lo è.

Vedi:
Daniel J. Goldhagen, I volenterosi carnefici di Hitler
Hannah Arendt, La banalità del male

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