Sogni di quella tua casa, sporca e avvolta spesso da una polvere appiccicosa che entra sotto i vestiti incipriandoti di miseria, e dei suoi divani rivestiti di stoffa a scacchi dove ti piaceva rotolarti.
Sogni dei tuoi giochi infantili condivisi con tuo fratello, entrambi innocenti fino al midollo ma costretti a invecchiare troppo presto, mentre ridevate abbracciati a dei peluche buffi più grandi di te.
Sogni di quel tuo piccolo giardino, che esploravi ardimentoso tra latte di pittura adibite a fioriere e grandi zucchine, nella speranza di trovare un leone contro cui combattere con il cucchiaio di legno smunto che stringevi forte in mano.
Sogni di quei fastidiosi rumori di strada ma diventati così quotidiani da sapere di focolare per chi è nato e vissuto in un paese di guerra, e ai quali il battito regolare delle onde non riuscirà mai a sostituire la loro struggente bellezza.
Forse sogni anche di quando sarai grande e, vestito a festa e ammirato dalle ragazze del tuo quartiere, uscirai per strada con gli altri compagni di gioco ormai diventati adulti a bere insieme del tè bollente alla menta in una calda giornata d’estate.
Sogna, bambino, dimenticato da tutti in mezzo a un mare così grande e tremendo che neanche nel peggiore dei tuoi incubi avresti immaginato. E cerchi col braccio un appiglio, nella speranza di trovare ancora una volta tua madre come facevi quando dormivi nel letto dei tuoi, ma affondando sempre più in quell’acqua amara.
Hai smesso di sognare. È finito il tempo delle fantasie e delle speranze. Sei rimasto solo, finché un uomo alto e imbarazzato ti ha trovato disteso sulla battigia, dove con la tua maglietta rossa che ti piaceva tanto e i pantaloncini sembrava dormissi nell’attesa che ti riportassero a casa.
Dove sei adesso, sei solo. Nessuno potrà tenerti compagnia in quella strana e nuova casa di legno che ti hanno regalato, accanto ai resti di tua madre e del tuo fratellino. Fuori, la polvere gialla ricopre i visi di chi ti piange perché non potrai sognare più.
© Alberto Arena, settembre 2015. Riproduzione riservata.
In memoria di Aylan Kurdi, fuggito da Kobane e morto in mare a tre anni con la madre e il fratello. Il corpicino è stato ritrovato sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia.
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